Pioggia e sangue – labbra affamate. Cap.2

Guido iniziò a piangere e spinse la sua faccia tra le costole di Sally, le lacrime si univano alla pioggia. Una musica echeggiava lontano, forse erano osservati, forse qualcuno li spiava tra le serrande socchiuse. Sally chinò il capo e baciò i capelli biondi dell’uomo che conosceva da dieci anni, era la prima volta che lo baciava volontariamente. Iniziò a baciargli le tempie, scese fino agli occhi e leccò le sue lacrime. Incrociò il suo sguardo, nei suoi occhi vide fuoco, disperazione, ardore. Lo baciò. Gli morse le labbra e lo baciò come se fosse la prima e l’ultima volta. Lui lasciò i suoi polsi, le strinse le dita al collo e con una leggera pressione la sollevò e la imprigionò al muro. Due corpi si contraevano nella notte, il corpo di Sally abbelliva la parete, la stessa di qualche anno fa, lo stesso muro che non può urlare che non può denunciare. Guido le prese la gamba, le sollevò la veste e vide che Sally non indossava le mutandine, si sbottonò i pantaloni e la penetrò. Spingeva con forza, ansimava e piangeva, sentiva il suo corpo caldo, baciava i suoi riccioli corvino, il suo liquido tiepido e cremoso. Impugnò le sue labbra carnose e infilò le sue dita nella cavità umida. “SEI MIA” sussurrò. Sally alzò il capo e urlò alla notte, un urlo animalesco, straziante, strozzato. Un sapore di tabacco e ruggine le penetrò nelle ossa, un desiderio di dolore si riaccese in lei come un lampo.